Il 15 marzo, nel giorno in cui ricorreva il 190° anniversario della nascita di san Daniele Comboni (Limone sul Garda, 15 marzo 1831), abbiamo salutato suor Maria Pompea Cornacchia in partenza per il Messico.
Suor Pompea è una delle 32 vocazioni comboniane nate a Troia (Foggia). Nel 1994 raggiungeva l’Ecuador, paese latinoamericano. Dal 2008 al 2010 svolge attività con i giovani a Milano. Nel 2011 va a Parigi per imparare il francese e da là raggiunge la Repubblica democratica del Congo. Ora spicca il volo verso l’America e, precisamente, verso il sud del Messico a Tapachula nello stato del Chiapas.
Suor Pompea, raccontaci la tua vocazione missionaria
Da 30 anni ormai sono missionaria comboniana. Ringrazio il Signore per il suo sì nella mia vita. Le mie radici “troiane” mi hanno aiutata a crescere con una fede missionaria. Sognavo il mio futuro in un altro modo, alla maniera della giovane Maria di Nazaret, promessa sposa al giovane Giuseppe… Ma quando Dio chiama, ci fa sognare altrimenti: nuovi sogni, nuovi orizzonti, nuovi cammini… Dei miei 30 anni di vita missionaria, più di 20 li ho trascorsi in America Latina e precisamente in Ecuador, Colombia e ora in Messico dove camminerò insieme ai migranti. Nel Centro diurno per minori migranti a Tapachula, noi missionarie svolgiamo attività educative, di gioco e di appoggio scolastico; di sostegno psicologico e di socializzazione. Ci dedichiamo pure all’accompagnamento della donna.
Quali sentimenti ti abitano mentre riparti per la missione?
Continuo a camminare con Maria, compagna di grazia, per realizzare il sogno di Dio, affinché la vita possa sbocciare in pienezza ed essere uno strumento di Amore per gli altri, “tenendo vivo il fuoco” del carisma comboniano che lo stesso san Daniele Comboni ha trasmesso a noi, sue figlie: “Salvare Africa con Africa!” E, come nel mio caso: “Salvare America con America!”
Ci piace il tuo riferimento continuo a Maria la Madre di Gesù
La mia vocazione è nata ai piedi di Maria che a Troia veneriamo come Mediatrice di tutte le grazie. Per me la fede di Maria è esperienza vissuta. Maria canta il suo Magnificat perché sa di essere beata, come lo sono i poveri a cui Dio volge lo sguardo, i puri di cuore, gli assetati di giustizia. È beata perché ha udito la voce di Dio e non ha indurito il cuore. È beata perché ha saputo rispondere con serietà e profondità al Signore che l’ha chiamata. Ed è beata perché ha imparato che la storia non è abbandonata a sé stessa. Dio agisce attraverso piccoli servitori come lei. Maria non è chiamata piena di grazia perché ha risposto sì, ma perché Dio per primo le ha detto sì. Questo è il Vangelo! Quando Dio ci chiama con il suo sì non possiamo rimanere indifferenti. Se il sì di Dio lo accogliamo e lo custodiamo, questo sì si fa carne nella nostra vita.
Che messaggio vorresti lasciare a noi popolazione di Troia, ai giovani in particolare?
Nella cappella della casa comboniana di Troia c’è una bella immagine di Maria con accanto le parole che Maria non si stanca di ripeterci: “Fate ciò che Lui vi dirà”. E Gesù ci dice: “Andate e annunciate”. Non dimentichiamolo mai: siamo missione!
padre Ottavio Raimondo
Ciao, p.Luigi, mi sei stato compagno amabilissimo per sette anni a Rebbiò e a Crema. Che il Signore ti abbia…
Mi è piaciuto moltissimo e concentra tutto il senso della vita dell' uomo
L'ho incontrato più volte a Firenze, negli anni prima del sacerdozio, ci siamo scritte delle lettere, sono andata a trovarlo…
Ciao, padre Graziadio. E’ giunta l’ora per te, di riscuotere per l’eternità, il giusto compenso per quel granfe amore che,…
Ciao Santina, perdona il ritardo nel risponderti. Sarebbe bello potersi conoscere. Ti lasciamo qui scritti i contatti in modo da…