Cari amici,
Alcuni di voi mi chiedono notizie. Io sto bene. Infatti viaggio tutti i giorni, o meglio tutte le notti (con biglietto di andata e ritorno!), cammino, parlo, mangio… sempre di notte, nei miei sogni! Prima sognavo spesso la missione. Ho sognato spesso Roma, dove sono vissuto per diciotto anni e ho lasciato tanti amici. Da un po’ di tempo sogno spessissimo i miei luoghi natali. Non so cosa significhi. Forse il ritorno alle origini. Infatti, nei miei sogni, è come se stessi vivendo la mia vita al rovescio, andando all’indietro.
È un’occasione per lodare il Signore per il dono della vita e della vocazione missionaria, delle persone che ho incontrato e degli amici che mi hanno accolto nel loro cuore. Lodare il Signore per la mia terra e la sua gente, per la sua bellezza, per le sue colline e le sue vigne, impegnative ma generose, per i ciliegi, gli ulivi e gli alberi da frutto…
Ora che la malattia mi ha tolto il piacere di gustare il cibo e la bevanda, dato che sono alimentato da una sonda, privandomi in questi ultimi tempi di prendere il Corpo e il Sangue di Cristo, ho chiesto al Signore che quando avessi raggiunto le porte del Paradiso, dove spero di entrare unicamente per la Misericordia di Dio, mi faccia accogliere con un grande vassoio di ciliegie e di grappoli d’uva, e un buon piatto di baccalà innaffiato con l’olio della mia terra. E che gli amici del Paradiso mi vengano incontro con una buona scorta di vini pregiati per brindare alla vita e a tutti quanti gli amici!
Ma non vi scrivo per parlare di sogni. Vengo a chiedervi di pregare per la mia comunità. La maggioranza dei miei colleghi e del personale che ci assiste hanno contratto il covid19. Io sto relativamente bene, nonostante le solite difficoltà respiratorie e i disturbi dell’immobilità. Sono fiducioso che la balena della mia malattia (SLA) non si lascerà intimidire da un “animaletto” così vile e spregevole quale il virus. Questa mia amica non troppo simpatica da 10 anni ha giurato di non lasciarmi e che sarebbe lei a portarmi via con sé!
Vi parlo in tono scherzoso ma il mio cuore è gonfio di tristezza. In questi giorni il covid ha portato via otto dei miei colleghi, uno o addirittura due o tre al giorno. Altri si trovano in situazioni critiche. Ci sono morti serene come quelle di p. Aleardo deceduto giorni fa all’età di 99 anni o di p. Efrem deceduto alcuni mesi fa anche lui di 99 anni, sazi di giorni e di benedizioni di Dio. E ci sono morti ingiuste! Come quelle provocate dal virus, che ci strappano alla vita con violenza e tradimento. È ingiusta la morte di un giovane ucciso da uno sgambetto che mette fine prematuramente alla sua corsa. Ma è ingiusta pure la morte di un anziano che uno spintone fa traballare e cadere, impedendogli di gustare serenamente gli ultimi giorni della sua vita in compagnia dei propri cari.
A chi chiedere conto di queste morti ingiuste? A Dio? Non mi pare, poiché Dio è l’amante della vita. Piuttosto allora al padre di ogni menzogna e invidia che introdusse la morte nel mondo, insieme a quanti gli appartengono (Sapienza 2,23-24). Allora non ci resta che la rabbia e l’amarezza? No. Ci rimane ancora la speranza. E questa mi porta a credere che la mostruosa e insaziabile balena del virus, gonfia di morti ingiustamente strappati alla vita, non sfuggirà alla mano di Dio e, come fece con il profeta Giona, ci deporrà sulla sponda dove Dio ci attende.
Vi tengo nel santuario del mio cuore. Che Dio vi benedica e vi protegga!
Manuel João Pereira Correia
Castel D’Azzano, 17 novembre 2020
Carissimo P. Joao, mi ricordo di quel viaggio da Liati dove ho visto le tombe lungo le strade delle cittadine o villaggi perchè quella è l’usanza a casa loro.(recitando il rosario in italiano e latino).
Chi l’avrebbe mai detto, da Marzo a Luglio 2020 siamo sempre stati buoni buoni in casa perchè avevamo capito che ci saremmo salvati dal virus in questo modo ma con l’estate ci siamo rilassati con la speranza che tutto si sarebbe risolto, tanto che abbiamo accettato qualche persona estranea alla comunità nella persona di un confratello che purtroppo non aveva più la capacità di intendere e di volere.
Qui in casa incontrava le suore e quando non potevano più venire qui le incontrava o all’angolo della parrocchia di S. Giovanni in Valle o al bar di Ponte Pietra. E’ così che il giorno 8 di Novembre, giorno del tampone rapido, mezza comunità di casa madre era contagiata da coronavirus che con l’isolamento e quarantena siamo riusciti a risolvere. Ci sono molte persone che non si rendono conto del nemico invisibile. Che cosa strana perdere l’olfatto, che vuol dire non sentire più il profumo, l’odore o la puzza di qualche cosa. Riacquistarlo dopo una settimana di isolamento è stato un segnale senz’altro positivo. Che il Signore ci benedica tutti e ci dia ancora dei giorni sereni per ringraziarlo e pregarlo per questo genere umano che credeva di avere in pugno tutti gli eventi della natura.
GRAZIE, P. Joao della tua riflessione. CI VOLEVA !!!
Le notizie che giungono dalle case abitate dai nostri anziani sono terrificanti.
E’ vero che viene loro negata l’ ultima parte di una serena vita terrena nel ricordo e nella ri-lettura delle tante “opere” che lo Spirito Evangelizzatore ha spinto a realizzare: la Comunione con tante Chiese-locali giovani e ferventi.
Ci viene tolta la loro “saggezza” e “intelligenza-delle-cose” (non cerebrale, ma concreta, fattiva, esperienziale).
Lo spirito Santo ci farà intendere il ‘perché’ di tutto questo.
E’ il mio augurio a te per questo Natale del 2020.
tuo P. Gian Luca