Sento fare commenti sbagliati e ingiusti nei confronti dell’EMI (Editrice Missionaria Italiana). Credo sia importante allora spiegare quello che sta succedendo.
Prima di tutto, l’EMI non è dei comboniani ma degli istituti missionari italiani. Come tante altre piccole realtà editoriali, è entrata in una crisi profonda dal 2008 in qua. Crisi che ha investito tutti i settori produttivi e l’editoria in modo molto profondo. A un certo punto si è posto il problema se continuare o no. I superiori provinciali hanno risposto chiedendo uno studio tecnico dal quale è nata una proposta: provare a rilanciare la casa editrice ma su altre basi, passando per un cambiamento radicale di persone, prospettive e metodi di lavoro.
E’ quello che si sta facendo dalla seconda metà del 2016. La vecchia struttura è stata completamente smantellata. La sede è stata venduta e trasferita, in una realtà molto più semplice, da Bologna a Verona (in uno spazio di Villa Buri), il magazzino è stato trasferito a Viterbo, i vecchi dipendenti sono stati o si sono licenziati e si è ripartiti cercando di costruire nuove competenze.
La novità principale sta nel fatto che la casa editrice non è più una “sfornatrice” di libri ma un punto di incontro di iniziative culturali de vario tipo, in tutto il territorio italiano. Si vuole portare persone e contenuti non più solo nelle librerie ma direttamente al grande pubblico.
Il processo, iniziato nella seconda metà del 2016, sta dando i primi frutti.
Nel suo ultimo incontro la CIMI ha ora autorizzato l’ammissione di 6 nuovi soci professionisti, che hanno sposato in modo entusiasta l’idea di partecipare al nuovo progetto. Formeranno un nuovo CdA (Consiglio di amministrazione) esclusivamente tecnico, che avrà finalmente le competenze professionali di natura gestionale, editoriale e amministrativa che sono mancate in passato. Due diocesi importanti hanno pure manifestato il desiderio di sostenere l’iniziativa.
Dalla nuova impostazione nasce lentamente un nuovo settore, di promozione ed eventi, che sarà il motore dell’EMI di domani. Ha risvegliato la curiosità e l’interesse di altre realtà editoriali italiane anche importanti con le quali potranno nascere nuove collaborazioni.
E’ importante sapere queste cose. La EMI non è morta. Ha imboccato una strada, difficile e ancora piena di ostacoli, ma noi crediamo che avrà successo. Altri pure ci credono.