1 marzo

Marco
10,1-12 L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto

Solo con Gesù si torna alle origini. Gesù ci porta ad essere come il Padre ci ha sognati. A donarci come il Padre si dona dicendo sempre SI. Mi siedo e prego perché ogni
famiglia, ognuno di noi, abbiamo il coraggio di chiederci se viviamo il sogno di Dio su di noi. Daniele Comboni ci descrive un esperienza bella che ha come protagoniste 12 ragazze africane e papa Pio IX.

“Oggi con le 12 morette fummo ricevuti dal S. Padre nel giardino Vaticano, e stemmo in compagnia di S. S. un’ora e tre quarti. Non le posso descrivere il divertimento provato dalle morette. Il S. Padre dopo averle ammesse al bacio del piede e dato a ciascuna un mazzo di fiori, un’arancia ed una medaglia d’argento, fece loro una parlata rispondente alla missione ove vanno;… 
Poi il Papa con a fianco noi tre, seguito dalle morette mostrò loro i giuochi d’acqua, gli spruzzi, le vedute, le fontane etc. e molte morette rimasero spruzzate etc. Non posso descrivere le scene variopinte di questi sette quarti d’ora. Mentre che le morette fuggivano gridando dinanzi agli spruzzi di una nave da guerra di bronzo che parea solcare il mare in una fontana, nave che da trentaquattro cannoncini mandava fuori acqua in globi come le palle, il Papa rivolto a me dissemi: “Mi paiono 12 anime del purgatorio, ma di quelle che non hanno ancora finito di scontare la pena”. (a don Gioacchino Tomba, Scritti, 1413)

Me siento y oro para que cada familia, cada uno de nosotros, tengamos el valor de preguntarnos si vivimos el sueño de Dios sobre nosotros.

2 marzo

Marco
10,13-16 Chi non accoglie il regno come un bambino non entrerà in esso

Sarà un caso che Marco collochi questo brano subito dopo presentato il sogno di Gesù sulla famiglia? Oppure Gesù vuole aprirmi all’orizzonte della tenerezza.

La società di oggi mi permette di avvicinarmi al bambino con regali e promesse ma non mi permette di dare una carezza. Forse la società di oggi, società del consumismo, ha paura
che i bambini crescano come persone?
“Ho il piacere di annunziare all’E. V. R. come l’Ill.mo Mons.r Canossa aperse in Verona un Seminario per le nostre care missioni africane, che a tempi migliori piglierà il nome di Istituto del B. Pastore per la rigenerazione dell’Africa; come pure aperse un Ist.o femminile per formare buone missionarie, alle quali vien data una istituzione esclusivamente adatta e la più opportuna pei particolari bisogni dell’apostolato africano.
Pien di fiducia nella sua bontà oso pregare l’E. V. ad eccitare il degnissimo Vescovo di Verona a continuarmi la benevola protezione. Egli ad uno zelo ardentissimo per l’Africa accoppia una rara prudenza, un’incrollabile costanza nel bene, ed una profonda cognizione dello spirito che deve informare un Istituto di uomini apostolici. Oserei pregare sommessamente l’E. V. ad aggiungere parole d’incoraggiamento a rinforzare le buone disposizioni del mio Vescovo, certo che sarà mirabilmente corrisposta. E’ di buona razza: infatti, or fa un mese, la zia di Monsignor Canossa operò in Venezia un miracolo dei più strepitosi, quella zia, che lo portò in braccio e gli inspirò i più alti sensi di pietà e religione!. (Al card. Alessandro Barnabò, Scritti 1416 e 1418)

La sociedad de hoy me permite acercarme al niño con regalos y promesas, pero no me permite hacerle una caricia. ¿Será que la sociedad de hoy, sociedad de consumo, tenga miedo de
que los niños crezcan como personas?

3 marzo

Luca
6,39-45 Può forse un cieco guidare un altro cieco?

È bello questo Gesù che ci parla con esempi che tutti possiamo capire. È bello Daniele Comboni che affronta le difficoltà senza perdere la pace e senza risentimenti.

“Le croci sono inevitabili; i nemici suscitati dal dragone d’abisso vi saran sempre; bisognerà tribular molto: ma Dio, la sua grazia, e la Verg. Imm.ta bastano per tutti e saran sempre con noi. A poco a poco le scriverò la storia della pesantissima croce, che ho dovuto portare a Roma: resterà stupito e esterefatto. Non ho lingua da ringraziare il Signore. Jeri chiamato p.e. al
tribunale criminale del Vicariato di Roma, dietro il consiglio del Card. Barnabò vi andai disposto a non ottemperare all’intimazione di partir subito da Roma: quando giunto colà (la sera innanzi aveva scritto una lettera decisiva al V. G.), avendo il giudice, conosciuto un abuso di potere, e forse persuaso che la base era falsa, mi chiese scusa dicendomi che era successo un equivoco, e mi rimandò con tutti gli onori. Io con piena approvazione del Card. Barnabò mandai la lettera d’intimazione di comparire a quel tribunale al Papa. Ma basta per ora su questo”. (A Mons. Luigi di Canossa, Scritti 1472)

Comboni, y nosotros con El, reconoce que las dicultades son parte de nuestra vida de cada Dio como discipulos de Jesus, pero tambien està convencido de que todo sirve para el verdadero bion de cada uno de nosotros.

4 marzo

Marco
10,17-27 Vendi quello che hai e seguimi.

Marco non dice nulla sulle caratteristiche di colui che corre incontro a Gesù, gli si getta ai piedi e gli fa una domanda. Sono i tre atteggiamenti che deve avere chi vuole essere discepolo. Gesù risponde presentando le strade del servizio: i comandamenti che si riferiscono agli altri. Non accenna a quelli che si riferiscono direttamente al rapporto con Dio. Pensare alla vita eterna può essere bello ma pensare su come vivere la vita di oggi: questa è la mia vocazione. Se lo chiede e lo vive Comboni quando rischia di essere processato a Roma a causa delle ragazze africane.

“Non ho parole sufficienti per lodare e ringraziare il nostro caro e buon Gesù per avere protetto e difeso con singolare Provvidenza ed amore questo povero e indegnissimo suo figlio che Le scrive.
Per tacere di cento cose, basta che io le dica che quella chiamata al tribunale criminale del Vicariato era per carcerarmi e poi cacciarmi da Roma. Buon per me che la mattina per ordine del Card. Barnabò io andai dal Cardinal Vicario Giudice Ordinario di Roma, il quale ordinò di rimandarmi subito e di chiedermi scusa di avermi ordinato la comparsa: il giudice mi rimandò realmente dicendomi essere nato un equivoco.
“Tutte le opere di Dio nel loro nascere e nel loro svilupparsi, le ho sempre vedute contrassegnate dalla croce e dalla persecuzione: veggo che anche questa (la nostra Opera) è veramente opera di Dio.” Lo stesso linguaggio mi tennero molti altri uomini rispettabilissimi. S’immagini quale effetto può aver prodotto nel V. G. questo trionfo. Il pover’uomo ancora non capisce che i suoi atti furono mossi da tutt’altro principio che da Dio. Il Card. Barnabò mi trattò veramente da vero Padre, perché mentre che egli ammira la condotta di Dio che quasi da sé ha difeso l’innocenza, mi fu largo de’ suoi prudenti e sapientissimi consigli. Insomma l’affar delle morette è finito”. (A mons. Luigi Di Canossa, Scritti, 1479-80 e 1482)

¿Por qué no preguntar más bien: qué debo hacer para vivir hoy como discípulo? Pensar en la vida eterna, puede ser bello, pero debo pensar cómo vivir la vida de hoy; esta vida es mi vocación.

5 marzo

Marco
10,28-31 Riceverete in questo tempo cento volte tanto

Povertà come prima beatitudine, povertà come sorgente di una vita di servizio, condivisione e dono; povertà come sorgente della gioia. Povertà è libertà. Povertà a non costruire muri. Povertà è passare dal singolare dell’io al plurale del noi. Daniele Comboni parte di nuovo per l’Africa e questa è il primo vero viaggio comboniano composto da 23 persone tra cui 14 ragazze africane.

 “Ai 24 partii da Roma con 12 morette e 2 Suore di S. Giuseppe … e alla sera del 26 giungemmo sani e salvi a Marsiglia. Ho letto le due preziose sue lettere a’ nostri tre camilliani: oh! quanto la voce ed il menomo accento di Lei nostro venerato padre ci consolò. Noi non vivremo e non respireremo che per Gesù e per guadagnargli anime: ho meco tutto ciò che ci
ha raccomandato, e le lettere di S. Francesco Saverio, e faremo tutto colla grazia di Dio. Noi quattro abbiamo un’anima sola. Nei tre giorni che vivo con questi mi sono convinto che hanno delle eminenti virtù e un grande spirito apostolico.
Oh! quanto mi confondo dinanzi a loro: è una novella grazia che mi dà il Signore. Vi ho una scuola per imparare assai: preghi il Signore che approfitti, perché sono troppo lontano dal poter imitare le loro virtù. Andiamo in Egitto disposti di soffrire molto, benché vediamo dinanzi a noi un bellissimo orizzonte: ma perché l’opera di Dio cammini sono necessarie le tribolazioni e le croci. Le sue lettere in cui ci dispone alle medesime ci danno già forza per tutto sopportare”. (A mons. Luigi Di Canossa, Scritti, 1491 e 1493-94)

Las cosas que mayormente me gustan, lo que más aprecio, lo comparto o lo regalo como don gratuito

6 marzo

Matteo
6.1-6; 16-18 Il
Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà

Che cosa appartiene al nucleo incandescente della fede, della preghiera e del dono? Solo il Padre, che vede nel segreto, può dircelo. Mi metto in ascolto per non disperdere la mia vita in ciò che non è essenziale. È ciò che ha fatto anche Daniele mettendo al centro unità e concordia tra i figli dello stesso Padre.

“Noi andiamo a fondare una missione e nuovi stabilimenti in paesi, in cui la stessa virtù sarà criticata e attaccata: guai se il veleno della discordia entra in mezzo a noi: è d’uopo che le prime impressioni della novella missione in Egitto sieno buone, è d’uopo che campeggi l’onore, il rispetto, e che gl’interessi della gloria di Dio sieno trattati con tutto il decoro e la santità del ministero: dal principio, dalla felice e buona iniziativa dipende tutto: ho chiuso il cuore alla compassione, e decisamente l’ho rimandato, fornendo il Bertoli del denaro necessario fino a Verona. Noi quattro siamo un cuor solo, un’anima sola: l’uno va a gara per compiacere l’altro: io so e sono convinto di non essere degno nemmeno di baciare i piedi a’ miei compagni; ma essi sono tanto buoni e caritatevoli che non solamente mi compatiscono, ma mi circondano del rispetto e dell’amore dovuto a un superiore: essi sono compresi dell’altezza della divina missione che vanno a compiere, e credo che faranno in Egitto onore al sacerdozio veronese ed a quel venerato successore degli apostoli che presiede alla grand’Opera: raccomando all’E. V. R. coraggio e fermezza nel resistere ai tentativi di chi vorrebbe strapparceli: con questi soggetti stia certo che inizierassi magnificamente l’Opera”. (A mons. Luigi Di Canossa, Scritti, 1506-1507)

El Padre siempre nos da mas de lo que nosotros podemos pensar. El es el Dios de la Vida!

7 marzo

Luca
9,22-25 Chi perderà la propria vita per causa mia la salverà

Le cose grandi Gesù ce le sussurra avvicinandosi a noi in punta di piedi. ”Se qualcuno…”. Gesù parla a tutti chiedendo a ciascuno di fare la sua stessa scelta, la tua propria scelta. Daniele Comboni con questi sentimenti inizia la sua opera al Cairo.

“Ieri sera ci siamo tutti installati nella vasta nostra abitazione. Da una settimana vi ho mandato i nostri tre buoni Missionari, due Monache con sei more delle più grandi. Hanno messo all’ordine la casa assai bene. Siccome il P. Zanoni è fatto apposta per queste cose, così mi fidai tutto in lui, ed io ho fatto intanto quelle provviste che consentono la nostra piccola borsa. Sembra che il Signore ci benedica assai.
Fino ad ora siamo 25, perché abbiamo ricevuto due mori: l’uno è Ambar farmacista, che fu otto anni a Verona; poi io lo trasportai a Napoli nel 60.
L’altro è Giovanni che io l’anno scorso presentai all’Imperatrice Carolina di Salisburgo, e venne meco in Africa. E’ organista, falegname etc. Tutti e due sono buoni giovani. Bazzicano per la casa due altri mori; ma non pensiamo ancora ad accettarli.
Tutti e tre i Consoli di queste Nazioni (Francia, Austria e Italia) mi trattano gentilmente. Io però finora e per molto tempo mi mantenni e mi manterrò in una rispettosa ed amichevole indipendenza”. (A mons. Luigi Di Canossa, Scritti, 1517; 1523 e 1526)

Jesus  pide tambien a cada uno de nosotros de caminar destras de El haciendos responsables de lo que vamos haciendo.

8 marzo

Matteo
9,14-15 Quando lo sposo sarà loro tolto allora digiuneranno

Il cuore della mia vita non sono le pratiche o ciò che faccio. Il cuore della mia vita è una persona: Gesù. È Lui lo sposo. È Lui che rende feconda la mia vita. È Lui che fa della mia vita: Vita. E questo vale per tutti: donne e uomini. Ne è testimone lo stesso Daniele testimone della Provvidenza.

“Grazie a Dio alla casa ed ai missionari e monache e more non mancò mai nulla: di solo vitto non mi bastano 40 franchi al giorno. Ebbene, il giorno 5 corr.te, mi capitò una cambiale di 250 Nap.ni d’oro con una lettera del Presid.e di Colonia la più gentile e feconda di speranze di nuovi invii di denaro. Il medesimo giorno altra piccola somma e buone lettere mi giunsero da Parigi. Noi ci siamo sollevati lo spirito, ed abbiamo cantato il Te Deum. Ringrazi per noi il Sig.re, ché siamo suoi figli, e benedica alla sua Provvidenza, perché il Signore è un vero galantuomo. Il 5 corr.te mi giunsero altresì buone notizie da Roma. Sembra che Mg.r Vicegerente sia disposto a cedermi indietro la ricevuta dei 1500 scudi, ed a lasciarmi tutto ciò che vi è in Verona”. (A mons. Luigi Di Canossa, Scritti, 1567-1569)

¿Estoy seguro que mi fe es la fe en una persona? ¿Me confieso más sobre mis trasgresiones a la ley o me confieso mas lo que me lleva a vivir lejos de Jesùs?

9 marzo

Luca
5,17-32 Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano

Prima Matteo era seduto al tavolo del potere e del possesso poi lo troviamo seduto al tavolo della condivisione. Prima ascolta le parole che sfruttano poi parole di misericordia. Il nostro Daniele riconosce che tutto è dono e ringrazia i benefattori.

“Glielo confesso, non so proprio come ringraziarla. Infatti dove posso trovar parole per i suoi benefici? Quale lingua saprebbe esprimere i sentimenti del mio cuore e di quello dei miei? Ella col suo generoso dono è divenuto veramente la nostra vita. Ella ha fatto ricchi i poveri, ha messo il fondamento ai nostri Istituti, ha risollevato il coraggio che faceva ormai naufragio!

Infatti eravamo giunti a un punto tale che, per mancanza di denaro, non si ci portava non solo i viveri, ma neppure l’acqua del Nilo. Avevo preso a prestito, mi ero caricato di debiti, mi vergognavo di andare per le vie della città. Tristi erano per me i giorni, insonni le notti. In me s’accresceva sempre più l’affanno per i miei. Facevamo continuamente tridui e novene nella nostra chiesa, ove dimorò per sei anni sotto la pressione dell’amarezza e della tristezza dell’esilio, la Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Al 9 di questo mese ricevetti la sua lettera e il suo denaro! Ed ecco che ci fu donata nuova vita e nuova speranza. A Lei quindi e alla cara Società sia da Dio lode, benedizione e ricompensa, da noi ringraziamenti e le più ferventi preghiere. Lei vorrà abbondanti notizie sulla nostra opera! Ha il diritto e io o i miei collaboratori le procureremo semestralmente, relazioni sull’opera della rigenerazione dell’Africa, entrante ciascuna nei particolari cronologici”. (A don Giuseppe Noecker, Scritti 1572-1573)

Mateo, soy yo. Jesús es el único que me puede hacer dar el paso desde el poder al servicio, desde el acaparar al donar.

10 marzo  

Luca
4,1-13 Non sono venuto a chiamate i giusti ma i peccatori

Solo Lui poteva presentarsi come un Dio tentato. Gesù va nel deserto per stare con il Padre e proprio lì nel deserto fa l’esperienza della tentazione. Su questa strada cammina Daniele e traccia anche il nostro cammino.
“Ho preso a pigione per Nº. 336 Scudi all’anno il Convento dei Maroniti a Cairo Vecchio che ha annessa una casa antica, a cento passi dalla grotta della B. V. M., ove è tradizione che abbia dimorato la S. Famiglia durante il suo esilio in Egitto.
Il nostro scopo è marcatissimo: l’apostolato della razza negra. L’Istituto femminile si va sviluppando egregiamente; e per opera di alcune fra le morette, che sono vere Figlie di Carità, si è già fatta qualche conquista pel cielo. E’ noto all’E. V. R.ma come lo scopo principale di questi nostri Istituti è di allevare ed istruire nella fede e nelle arti dei moretti e delle morette,
perché ad educazione compiuta s’internino nei paesi della Nigrizia per essere apostoli di fede e civiltà ai loro connazionali.
A questo fine primario sembra che la Provvidenza voglia annettervi uno scopo accessorio di non lieve importanza, cioè la conversione di buon numero di anime. L’esistenza di due Corpi di Negri al Cairo educati nella fede e nella civiltà cristiana, è un importante elemento di apostolato a favore dei negri acattolici dimoranti in Egitto. Dal solo vedere le nostre buone morette, dal solo conversare con esse o sentirle cantare, molte altre ancora infedeli s’invogliarono a quest’ora di farsi cattoliche”. (Al Card. Alessandro Barnabò, Scritti, 1579 e 1581)
En la tentación no estoy solo. Dios la ha conocido y atravesado. La tentación no es un problema, sino una oportunidad.

11 marzo

Matteo 25,31-46 Tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me

Per il Padre non ci sono maledetti ma solo “benedetti”. Dio non dice male di nessuno. Di nessuno! Comboni vede questo agire di Dio, del Dio della benedizione, in una nera povera di nome Mahbuba.

“Giunse in Cairo cinque anni fa una robusta giovanetta negra per nome Mahbuba rapita con molte altre dalla disumana avidità dei Giallabi alla tribù dei Denka. Colui che il solo possiede il gran segreto di trarre dal male il bene, fin d’allora calcolava sull’Opera di questo nostro femminile Istituto africano, affine di predestinare ad una eterna felicità la povera Mahhbuba quando appunto allo sguardo umano parea divenuta sopra la terra una delle più infelici creature.
Dopo essere stata venduta e rivenduta più volte a padroni musulmani, Dio disponeva che ella venisse comperata da una pia signora greca cattolica di Cairo, da cui apprese la prima volta a sillabare quei cari nome di Gesù e di Maria, nei quali ci è dato unicamente di sperare salvezza.
Ella non sapeva dalla sua padrona che qualche nome isolato della nostra Fede: eppure ella comprese da sé che alla santità di questa non corrispondeva per nulla l’istruzione che riceveva dal resto della servitù musulmana; e quindi non potè mai accondiscendere e dirsi paga dei loro insegnamenti; ma nessuno gliene dava di migliori, ed essa era mesta e sconsolata.
La infelice Mahbuba sentiva il gran vuoto del Dio della verità: l’anima sua senza saperlo sospirava a lui incessantemente, e a quando a quando metteva nella sua lingua le poche parole che avea apprese dalla padrona “Gesù, Maria, cristiana, battesimo, paradiso etc.”: quantunque ignorasse i divini oggetti che adombravano, pure in ripeterle provava una sensibile consolazione. …
Quando sentì scorrersi sul capo l’acqua della rigenerazione, il suo volto era staordinariamente lieto, e con un senso di gioia grande esclamò: ana Maryam: io sono Maria, che un tal nome difatti volemmo imporle per consacrare alla Madre Divina dell’Opera nostra quel primo fiore della medesima. In breve: la giovane soffrì dolori da martire: ma quanto è potente la operazione della grazia! Ella volea soffrire di più, e trovava un conforto indicibile nel baciare il crocifisso; ai 14 febbraio ella volò in paradiso a pregare per la conversione dei negri”. (Al Card. Alessandro Barnabò, Scritti, 1583-1586)

El pasado no me ata porque Jesús lo ha redimido; el presente no me condiciona porque el Espíritu Santo es el defensor; el futuro no me da miedo porque los brazos del Padre están abiertos para mí.

12 marzo 

Matteo
6,7-15 Voi dunque pregate così

La preghiera, con Gesù, non è più un dovere ma un dono. È l’abbandonarsi nelle braccia del Padre, è fare nostri i suoi orizzonti è vivere nei suoi sogni. Mahbuba, nel suo cammino ha fatto l’esperienza della tenerezza di Dio in mezzo alla crudeltà umana. Così ce lo descrive san Daniele.

“Col pretesto di guarirla a mezzo di certi loro prestigi, ma infatti per accelerarle la morte prima che potesse divenire cristiana, accendevano dei gran fuochi e l’obbligavano a starvi dappresso delle ore; e a quando a quando la seppellivano sotto mucchi di sabbia infuocata per buona parte della giornata. …la signora greca venisse a sapere in quei dì del recentemente fondato nostro Istituto di negre. La sua coscienza, che non poteva essere e non era tranquilla, la determinò a farmi tosto richiedere di accettarla.
Il medesimo giorno in cui mi fu fatto parola, io la visitai all’ospital turco, e la padrona me l’ebbe poi spedita. Mahbuba era delle nostre. L’anima sua parea travedesse la sorte che Dio le serbava in mezzo a noi: al vedere le morette, che le ho messe al fianco per istruirla ed assisterla, farsi il segno della croce, e portare la medaglia ricevuta dal S. Padre, anch’io, disse, anch’io voglio essere come voi cristiana. Siccome essa era della tribù dei Denka, le ho posta fra le altre una moretta denka; e in pochi giorni ebbe a ripetermi in arabo ed in dincaico linguaggio i misteri principali delle fede e i sacramenti.
Mahbuba beveva con avidità la scienza della sua eterna salute; non trovava la minima difficoltà nel credere, e ripeteva ad ogni tratto colle sue compagne sorelle i dogmi della nostra religione.
Conosciuto l’amabile obbietto che racchiudevasi nei santi nomi di Gesù e di Maria e di Giuseppe, non si finiva di baciarne le venerate immagini, e di domandare a loro ed a noi il santo battesimo: laonde consultati gli altri compagni, ho deciso di non differire tal grazia oltre la sera dell’11 febbraio.
Erano le 9´ di sera, e la stanza di Mahbuba apparve illuminata dalle faci dell’altarino che le morette avevano improvvisato. Quando io ho indossato le sacerdotali divise, tutti si prostrarono in divote preghiere. La giovane comprese ch’era giunto il sospirato momento, e lo salutò con un straordinario sorriso di gioia, che noi riscontrammo nel suo volto, ne’ suoi occhi, nelle sue labbra.
Era una commozione, una tenerezza il vederla concentrata e raccolta accompagnare la nostra preghiera. (Al Card. Alessandro Barnabò, Scritti, 1583-1586)

La oraciòn siempre es don. Por medio de la oracion tu corazon se encuentra con el corazon de Dios y sueñas vita.
                                                                                                                                                                                                                                                               
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        
13 marzo

Luca 11,29-32 A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona

Dove c’è annuncio, lì c’è cambiamento, apertura al nuovo. La missione è sempre e solo dono. Senza la missione, senza l’annuncio, tutti rimaniamo poveri. Comboni con coraggio ma
anche con prudenza s’impegna a evangelizzare al Cairo.

“Il motivo di questa piaga che qui nell’Oriente colpisce l’infelice razza dei neri, è la tradizionale negligenza dei cattolici padroni, i quali generalmente, o non si curano punto della salvezza della loro servitù etiope, o non vogliono assolutamente che essa diventi cattolica pel folle timore, che, coll’abbracciare la nostra fede, cessa di essere schiava, e quindi può avvenire che essa abbia a sottrarsi dappoi alla loro assoluta dominazione, non riflettendo gli stolti che una tale servitù colla grazia della fede di G. C. diventa assai più fedele e subordinata ai propri padroni, come insegna tuttodì l’esperienza. Non cercando io, benché miserabilissimo sotto ogni rapporto, che la gloria di Dio e la salute dell’anime, mi sento obbligato a ripetere all’E.
V. R.ma quale incaricato da Dio di tutte le missioni della terra, ciò che mi sono permesso per l’amore di G. C. di affermare confidentemente al nostro degnissimo Vic.o e Deleg.o Ap.co; cioè, che il motivo per cui tante migliaia di anime negre vanno perdute, è perché i missionari o sacerdoti dei diversi riti cattolici nell’Egitto non hanno certamente inculcato e non inculcano con calore ai capi e alle madri delle rispettive famiglie cattoliche l’obbligo sacrosanto di osservare il IV precetto del Decalogo, che contiene fra gli altri l’assoluto dovere di procurare il vero bene della propria servitù, che è la salvezza dell’anima”.. (Al Card. Alessandro Barnabò, Scritti, 1601)

Todos quedamos pobres si no anunciamo a los demas nuestra fe en Jesus el Salvador del mundo.

14 marzo 

Matteo 7,7-12 Chiunque chiede, riceve

E se il figlio chiedesse uno scorpione o una serpe? Come si comporterebbe il Padre? Il Padre certamente troverebbe il modo per non dare mai ciò che danneggia il figlio e lo farebbe senza umiliare il figlio. Comboni rifiuta un titolo onorifico del Re d’Italia che aveva appena conquistato Roma.

“Sono parecchi giorni che mi si sussurra all’orecchio da Tizio e da Sempronio essere io stato creato Cavaliere della Corona d’Italia…, quando ieri alcune lettere di Verona e d’altre parti dell’infelice penisola mi annunciarono essere la cosa positiva, trovarsi pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, ed essere preceduta da un Decreto ministeriale, concepito in termini che spirano religione e cattolicesimo da sembrare un Breve Pontificio, curiosissimo di contemplare questo novello interessantissimo Breve Fiorentino, volli andarne in
traccia; e dopo molto cercare e rovistare, mi venne fatto di rinvenire nella Gazzetta: La Nazione, la seguente nota: “Sua Maestà volendo dare un pubblico attestato della particolare sua benevolenza ad alcuni fra i missionari più benemeriti….. della Religione…. e ricordare ad essi che…. sono sempre presenti al pensiero della patria e del Re;….. ha nominati…. a Commendatori Valerga…… a Cavalieri della Corona d’Italia….. Comboni Sacerdote Daniele etc….”
Non voglio sprecare il tempo a commentare parola per parola questa solennissima buffonata del Governo Menabrea, che è una contraddizione dei fatti compiuti.
Confesso, o E.mo, che se la nomina a Croce della Corona d’Italia fosse toccata a me solo, ne sarei rimasto inconsolabilmente afflitto, perché una tal nomina è un attacco alla mia riputazione, è un’ingiuria solenne fatta ad un povero prete della S. Chiesa cattolica, apostolica, romana. Ma leggendovi inclusi nella stessa sentenza i nomi venerati di Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi, e missionari da me personalmente conosciuti per attaccatissimi alla S. Sede, e devotissimi in omnibus al Papa-Re, metto il mio cuore in pace, e riguardo un
tale avvenimento come una semplice croce, che viene a colpirmi, e dalla quale m’è dato di schermirmi coll’efficacissima preghiera: sed libera nos a malo. Amen. (Al card. Alessandro Barnabò, Scritti, 1610-1611)

Y si tambien el hijo pidiera una vibora el Padre encontraria el modo para no darsela sin que el hijo se sienta menospreciado.

15 marzo 

Matteo 5,20-26 Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello

Restiamo umani!
Urge rompere la catena della violenza. Se continuiamo con il dente per dente e occhio per occhio alla fine saremo tutti sdentati e ciechi. Comboni lascia presto l’Egitto per tornare in Europa dove trova il tempo per andare in pellegrinaggio al santuario de La Salette dove consacra l’Africa alla Madonna.

“Venendo alla nostra Opera, confidi nella Madonna della Salette, che riuscirà perfettamente: non temiamo né di mezzi, né di nulla. Oh! quanto ho ringraziato Maria sulla Santa Montagna per avere chiamato a reggere le sorti dei poveri negri un Vescovo nipote di una santa! oh! quanto ho ringraziato la Vergine dello zelo che Ella, nostro padre, ha preso per l’opera di Dio, e per la causa della Nigrizia! Oh Maria, dall’alto di questa montagna benedirà Lei, Verona, la sua famiglia, M.se Ottavio, e l’Africa.
L’ho detto dal Pergamo (dal pulpito), ove terminai così il mio sermone: “Prima di lasciarti, Madre mia, ti dirò ancora una parola dolorosa: so bene che sto per ferire il tuo cuore, ma Tu hai pianto su questa montagna, sui dolori del tuo popolo… Pensa, Madre mia, che i cento milioni di neri che ti ho offerto sono tutti, tutti condannati alla perdizione eterna, tutti cadranno nell’inferno se non vieni in loro soccorso.
Madre mia amatissima, sopporterai questo? Oh, no! Pensa, te lo ripeto, pensa che in Africa cento milioni di neri, che sono tuoi figli e che tendono piangendo le loro braccia, ti dicono: “Regina dell’Africa, salvaci: noi cadiamo tutti, tutti nell’inferno se non vieni in nostro soccorso” ecc.”. Coraggio, o Monsignore, che nessun ostacolo ci spaventi. Confidiamo tutto nei Cuori di G. e di M.: confidiamo tutto nella Madonna della Salette. (A mons. Luigi di Canossa, Scritti, 1648-1649)

Si, las dificultades y los obstaculos son muchos y diarios pero el Señor es fiel y no nos abandona. Que tenganos tambien mucha confianza en la intercesiòn de la bihenaventurada Virgen Maria.

16 marzo 2019 

Matteo 5,43-48  Siate perfetti come il Padre vostro celeste

Qual è la perfezione del Padre? La misericordia. Il dare il cuore al povero. La vera misericordia  la si vive donando la vita: Dio è dono. C’è una sola misura che mi permette di vivere in pienezza. La misura è il Padre- Con Gesù, grazie allo Spirito, faccio sempre ciò che vedo fare al Padre e come lo fa il Padre, e la mia vita diventa benedizione. È la strada che ci insegna Comboni.

“L’Uomo-Dio non ha mostrata in miglior modo la sua sapienza che nel fabbricare la Croce: è questa il vero conforto, il sostegno, il lume, la forza dell’anime giuste; è questa che forma le anime grandi, e le rende atte a sostenere ed operare gran cose per la gloria di Dio e salute dell’anime. Sollevi dunque il suo spirito sul sacro adorabile altar della Croce… Confidi nel gran Dio Crocifisso e nella Madre nostra Regina dell’Africa e madre della consolazione, perché a dispetto del dragone d’abisso, che infierisce in codesta misera Italia contro le più venerande Istituzioni, non sarà lontana l’epoca in cui la Croce di S. Camillo brillerà luminosa fra le tribù dell’infelice Nigrizia sedenti ancora nelle tenebre e nelle ombre di morte. La Croce sosterrà l’animo contro i colpi delle umane vicissitudini”. (A p. Luigi Artini, Scritti 1673.1676)

Hay una sola medida que me permite vivir en plenitud. La medida es el Padre. Con Jesús, gracias al Espíritu, hago siempre lo que veo hacer al Padre y como lo hace el Padre, mi vida se convierte en bendición.

 

17 marzo 2019 

Luca 9,28b-36 Mentre pregava il suo volto cambiò d’aspetto

La vita è luce. Quando una persona nasce diciamo: è venuto alla luce. Gesù è la vita, Gesù è la luce: luce che illumina, luce che non abbaglia, luce che non tramonta. Comboni ha vissuto questa esperienza anche quando era considerato un “pazzo da 14 catene”. I suo volto è sempre luminoso perché sempre in comunione con il Padre.

“Tutte queste cose, insieme ad altri particolari che l’E. V. ha giudicato bene di esporre e citare al Presid.te di Lione ove io fui benissimo accolto, mi hanno fatto assai male; come mi ha recato e mi reca gran pregiudizio il ripetere che l’E. V. fa di tanto in tanto che D. Comboni è un matto, un pazzo da 14 catene etc., perché una tal cosa ha trattenuto qualche insigne benefattore ch’era disposto a soccorrermi, ed ha raffreddato moltissimi che mi avean prima dato buoni argomenti che pigliavano grande interesse dell’Opera da me concepita. Non è questo un lamento che io gliene fo’, o E.mo Principe; è solo uno sfogo di profondo dolore, nel vedere che dopo tante fatiche e pericoli della vita a cui mi esposi, dopo tanti studi, viaggi e spese da me solo sostenute senza disturbare la Propaganda, dopo 15 anni di assidui patimenti e lavoro in un’Opera per se stessa difficilissima, e che tanti hanno abbandonata (sia anche che non sia riuscito a far nulla, benché costante fu il sacrificio), mi sembra che L’E. V. mi tratti con qualche severità. Io merito più di questo, perché sono gran peccatore ed ho dei debiti da pagare con Dio; e quindi la ringrazio di tutto cuore”. (Al card. Alessandro Barnabò, Scritti 1692-93)

La vida es luz. Cuando una persona nace decimos: ha sido dado a luz. Jesús es la vida y la luz: luz que ilumina, luz que no deslumbra, luz que nunca se pone.

Aunque haya visto el sol por un instante y después el cielo se ha cubierto de nubes, ya no podré decir que el sol no existe. Si Jesús se ha manifestado en tu vida, nada podrá borrar su huella.

 

18 marzo 2019 

Luca 6,36-38 Perdonate e sarete perdonati

Solo chi è forte perdona. Perdonare è liberazione, è rompere le catene che incatenano chi perdona e chi è perdonato. Dove non c’è perdono non c’è libertà.

Perdono e croce sono presenti nella vita di Daniele Comboni che non si perde mai d’animo. “Già vedo e comprendo che la croce mi è talmente amica, e mi è sempre sì vicina, che l’ho eletta da qualche tempo per mia Sposa indivisibile ed eterna. E colla croce per isposa diletta e maestra sapientissima di prudenza e sagacità, con Maria mia madre carissima, e con Gesù mio tutto, non temo, o E.mo Principe, né le procelle di Roma, né le tempeste d’Egitto, né i torbidi di Verona, né le nuvole di Lione e Parigi; e certo a passo lento e sicuro camminando sulle spine arriverò ad iniziare stabilmente e piantare l’Opera ideata della Rigenerazione della Nigrizia centrale, che tanti hanno abbandonata, e che è l’opera più difficile e scabrosa dell’apostolato cattolico. Certo mi raccomando, benché indegno di essere esaudito, all’E. V. R.ma; Ella mi sia padrone, medico, maestro, e padre. Io non ho altro pensiero per ora fuorché quello di stabilir bene il piccolo Seminario di Verona, e i due piccoli Istituti di Cairo. D. Aless. Dalbosco, è una perla pel Semin.o di Verona: mi dice che D. Rolleri è un buon missionario: a poco a poco farem tutto. Veggo in pratica verificarsi quello che l’E. V. ebbe la bontà di dirmi e scrivermi; tempo, lentezza, prudenza, preghiera; ed io aggiungo anche Croce, ma croce che venga da Dio, non che sia procurata dalla propria insipienza, parmi sentir l’E. V. aggiungere”. (Al card. Alessandro Barnabò, Scritti 1710) Si yo perdono recojo perdón. Aquí Jesús no habla de perdón de parte de Dios, que siempre perdona. Jesús habla del perdón reciproco que florece donde hay hermanos y hermanas que viven la hermosa experiencia de ser amados, llamados y enviados al mundo.

 

19 marzo 2019

Matteo 1,16.18-21.24  Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore

Giuseppe, l’uomo che si fida, l’uomo docile alla Parola. Per Maria non ci poteva essere nessuno migliore di Giuseppe e per Giuseppe nessuna donna migliore di Maria. Ambedue capaci di dire SI.

Sono il meglio per il mondo quando mi fido abbandonandomi al sogno di Dio. Sentiamo come è presente san Giuseppe nella vita di Daniele.

“Noi lottiamo con rassegnazione e coraggio in mezzo al flagello della carestia. Quando il pane in Italia cresce fino a pagarlo tre volte di più il prezzo ordinario, si dice che vi è carestia. Qui il pane e le cose di prima necessità costano da otto a dodici volte di più del prezzo ordinario. Jeri p.e. ho pagato il durah (pane di maïs) ad un prezzo undici volte di più di quel che lo pagava nel 1875. L’acqua in Cordofan ancora si compra a caro prezzo. Non v’è memoria di uomo di tanta miseria in queste parti. Ma pazienza! Nella barba di S. Giuseppe si trovano migliaia e milioni; gli ho dato tanti assalti, e l’ho fatto talmente pregare, che sono certissimo, che la critica posizione attuale dell’Africa Centrale si cambierà fra non molto in prospera condizione. Il tempo e le sciagure passano, noi diventiamo vecchi; ma S. Giuseppe è sempre giovane, ha sempre buon cuore e testa dritta, e ama sempre il suo Gesù, e gli interessi della sua gloria, e la conversione dell’Africa Centrale interessa vivamente e sempre la gloria di Gesù”. (Al card. Giovanni Simeoni, Scritti 5197)

Josè el hombre que sabe decir SI. Mirando a san José descubrimos que somos don para el mundo si nos dejamos llevar por el sueño de Dios.

 

20 marzo 2019 

Matteo 20,17-28 Lo condanneranno a morte

Non è Dio che condanna a morte ma gli uomini. Dio è il Dio della vita, è l’Abbà. E la vita non è dominio e possesso, la vita è l’abbraccio del Padre. Di che cosa parlo nel cammino della vita? Che cosa sogno? Preghiamo gli uni per gli altri, Preghiamo per chi legge queste riflessioni perché tutti, nessuno escluso, impariamo a vivere sicuri nell’insicurezza di Dio che è più sicura della sicurezza degli uomini. Comboni confida in Dio e nello stesso tempo s’impegna con tutte le sue forze.

“Qui confidit in D.no non confundetur (traduz:: Chi confida nel Signore non rimane deluso). La Propagazione della Fede di Lione e Parigi m’ha assegnato definitivamente ier sera la somma di 5000 franchi da tirarsi subito a Lione. Così mi comunicò stamane Nicolas, Cochin, ed il Presidente ottuagenario, che mi lesse il rapporto del Consiglio di Lione, e la lettera dell’E.mo Card. Barnabò, il quale raccomandò in modo speciale l’Opera nostra e D. Comboni. E’ questa una grazia staordinaria di Dio, ed un segno che è Egli che agisce e non l’uomo. Dio mette rimedio a’ miei spropositi colla sua grazia. Tutti i membri di Lione e Parigi m’hanno dato segni di speciale attenzione: non si danno mai somme fuori della generale distribuzione di maggio, e non si accordano somme immediatamente che ai Vicari e Prefetti Ap.lici. Come l’Africa è pagata dal cassiere di Lione, così là toccherò il denaro. Mi si fa sperare che l’assegno dell’anno venturo sarà maggiore. Benediciamo il Signore, e facciamo grande assegnamento sulla Provvidenza di Dio, anche quando ci sembra di essere abbandonati”. (A Mons. Luigi di Canossa, Scritti 1745). ¿De qué hablo en el camino de la vida?, ¿Qué sueño? Oremos los unos por los otros. Oremos por quienes lean estas reflexiones, para que todos queden incluidos, aprendamos a vivir seguros en la inseguridad de Dios que es más segura que la seguridad de los hombres.

 

21 marzo 2019

Luca 16,19-31   C’era un uomo molto ricco…

L’attenzione al povero è la vita che Gesù ha vissuto: è tutta la sua vita. Gesù non accetta ciò che rende l’uomo povero ed emarginato. I poveri li dice: beati. Dice loro: “Alzatevi”. E non dimentichiamo che il ricco non ha un nome, il povero si. Ne è testimone Comboni che ci invita a rinnovare la nostra fiducia in Gesù.

Del resto confidiamo in Gesù: sono troppo felice di essere da lui onorato con tante croci, che sono preziosi tesori della sua divina grazia. Siccome noi lavoriamo per la conversione dell’anime le più abbandonate della terra, e intendiamo di lavorare unicamente per fare la sua divina volontà, così sia sempre benedetto Gesù in prosperis et adversis, nunc et in saecula. (Traduz.: nelle cose favorevoli e in quelle avverse, ora e nei secoli).

E’ una gran perdita che abbiamo fatto: ma non abbiamo perduto Gesù; e quindi possediamo tutto. Anzi la stessa perdita è forse una conquista, perché D. Alessandro Dalbosco, che fu un santerello, dall’alto dei cieli pregherà il Dator d’ogni bene, e colla sua intercessione ci assisterà nella gran lotta. Dominus dedit, Dominus abstulit… sit nomen Domini benedictum” (Traduz.: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto… sia benedetto il nome del Signore).  (A Mons. Luigi di Canossa, Scritti 1782-1783)

El pobre, los pobres, marcan toda la vida de Jesus. A los pobres Jesus los proclama dichosos. A los pobres les dice: levantense.

 

22 marzo 2019

Matteo 21,33-43.45-46  Costui è l’erede. Su, uccidiamolo.

È triste quando ci si unisce per programmare eliminazione e morte. Eliminando e uccidendo le persone si elimina  e si uccide il futuro proprio e altrui. La missione è impegno per fare trionfare la vita. Nell’impegno missionario non ci sono esuberi, c’è posto per tutti anche per te e per me, per ogni discepolo. Ce lo dice anche san Daniele Comboni.

“Solamente Colui, che col suo sacrificio glorioso sul Golgota volle che fosse estirpata per sempre dalla terra la schiavitù, Egli che annunciò agli uomini la vera libertà, chiamando tutte le nazioni e ogni singolo essere umano alla figliolanza di Dio, al quale l’uomo rigenerato con la vera fede può dire Abba Pater, solamente Lui potrà liberare l’Africa dalla macchia della schiavitù. Solamente il Cattolicesimo potrà ridonare la piena libertà a una gran parte della famiglia umana, che ancora sospira sotto il giogo vergognoso della più crudele schiavitù. Proprio in questo consiste l’alta importanza della nostra santa Opera per la rigenerazione dell’Africa, benedetta dal nostro venerabile Papa Pio IX, anche se si volesse considerare solamente come opera filantropica. Abbiamo il grande scopo di portare la luce della Fede in tutte le regioni dell’Africa Centrale ancora abitate da popoli primitivi*, di stabilirla ivi solidamente e per sempre, di alzare il vessillo luminoso della libertà del Figlio di Dio e così ridare la vita a molte migliaia di anime, che dormono ancora nell’ombra di morte”. (Relazione alla Società di Colonia, Scritti 1820)

Es mucho muy feo cuando las personas se unen para matar. La mision es el compromiso para hacer vencer la vida.

 

23 marzo 2019

Luca 15,1-3.11-32  Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita

Dio, l’Abbà è il Dio della vita. Dio la vita la sogna per ciascuno di noi e la sogna per tutti. La vita Dio non la impone, la dona.  La vita non è un dovere, è un dono. Ciò che m’importa è che vinca la vita. Siamo gli amanti della vita. Sogniamo la vita.  Comboni gioisce quando ci può raccontare storie belle, storie di vita.

“Petronilla ha 21 anni all’incirca. Uno schiavista abissinese la rapì con la forza… Ha poi fatto con lui stesso a piedi un viaggio di tre mesi attraverso i regni di Enarea e Scioa fino alla costa del Mar Rosso, e dallo Yemen fu trasportata con altre 15 ragazze su una barca araba attraverso il mare alla Mecca e di lì a Medina. In queste città, sacre ai musulmani, ha dimorato per mezzo anno, finché un turco venuto come pellegrino alla Mecca, la comprò, e la condusse oltre Yeddo al Mar Rosso e, attraverso il deserto di Suez, al Cairo. Là, assieme a quattro altre negre, fu venduta ad un turco di nome Omar, dal quale il nobile Console generale di Sardegna, Sig. Cerrutti, la acquistò per il P. Olivieri… che la condusse poi ad Alessandria, da dove sotto la protezione della vecchia Maddalena, con altre 13 negre, passando per Trieste e Verona, venne a Milano, poi fu mandata, via Tirolo e Monaco, a Salisburgo. A quest’ultimo posto arrivò alla fine di febbraio dell’anno 1856. Passò un giorno e una notte presso le Orsoline, venne poi al monastero delle Benedettine, la cui Superiora Ildegunde ebbe molta cura di lei e la ammise fra le giovani pensionanti. Petronilla capisce abbastanza bene il tedesco e il francese e si occupa ora dell’arabo… Ci fa sperare che farà del gran bene all’Africa: corrisponderà molto bene, ne ho tutta la fiducia, al nostro programma di condurre l’Africa alla rigenerazione per mezzo dell’Africa stessa”. (Relazione alla Società di Colonia, Scritti, 1823) Nuestra mision es que la vida sea vida para todos y nos alegramos como Daniel Comboni cuando podemos compartir historias de vida.

 

24 marzo 2019

Luca 13,1-9  Padrone, lascialo ancora quest’anno

Servo nella Bibbia si potrebbe tradurre con “persona di fiducia”. Maria è la serva, ossia, è la persona di fiducia. Come persona di fiducia anche tu impara a intercedere sempre per l’altro, ad offrire sempre una nuova opportunità. Così vive Comboni un’avventura che sempre inverosimile! Era stato prelevato di notte e con gli occhi bendati, condotto presso una persona che la massoneria stava per uccidere. Dopo qualche giorno Comboni legge i giornali e riconosce tra le vittime della massoneria la persona che aveva confessato quella notte e alla quale aveva regalato una reliquia della Croce di Gesù. Turbato va a celebrare in un monastero e sentite cosa capita. (è un po’ lungo il brano di oggi ma merita…)

“Due giorni dopo, festa di Natale, io gettai gli occhi sopra un giornale di Parigi, e tra la lista dei morti, vidi che vi erano sconosciuti e posti alla “Morgue”, ma tra i sei cadaveri che vi erano, non riconobbi l’infelice che cercava. Quando appesa a un muro, vidi la preziosa reliquia della vera Croce: commosso esaminai meglio il cadavere che più vi era vicino: Dio mio! egli era realmente, desso, sfigurato dalla morte, ma i segni caratteristici erano riconoscibili. Per convincermene di più, scoprii il collo e le spalle; al collo si vedevano due buchi; e le due vene del collo erano trafitte. Non c’era più dubbio: era desso. L’indomani andai di nuovo a celebrar Messa al Sacro Cuore, come l’aveva promesso. Finita questa, venne alla porta una monaca e mi disse sospirando e singhiozzando: “Vi supplico di pregare nella Messa e nelle vostre preghiere pel mio infelice padre”. “Posso io domandarle che sorte è toccata a suo padre?” “Ah!, rispose ella, temo d’averlo perduto pel tempo e per l’eternità!… Se egli avesse subito la morte in stato di grazia, io potrei rassegnarmi a quella perdita; ma morir così presto dopo una vita lontana da Dio…. è terribile e doloroso! Ah! se io potessi salvar l’anima di mio padre, vorrei soffrire tutte le malattie e pene di questa terra, vorrei prendere su di me per salvar l’anima sua i tormenti stessi dell’inferno”. “Si consoli, o Madre! Il Salvatore ha avuto pietà anche del buon ladrone. Le sue preghiere pel padre avranno fruttato.” “Io ne dubito, perché mio padre apparteneva ad una società segreta, i cui membri ricusano alla morte ogni consolazione spirituale”. “E se suo padre avesse ricevuto i soccorsi della religione?” La religiosa mi guardò dubbiosa e senza speranza. Allora io presi il mio portafoglio e le presentai l’ultima pagina. I suoi occhi si trasfigurarono, ella premette sulle labbra quelle parole e, cadendo in ginocchio, alzò le mani al cielo, e guardandolo con occhi pieni di lacrime, gridò con voce commossa: “Dio sia ringraziato in eterno! Mio padre è salvo!” (Tragedia massonica. Scritti, 1846-1848)

Nada es imposible. Comboni confiesa a un hombre que la organizaciòn de los masones mataràn e despues encuentra a la hija de este hombre, una monja de un monasterio en Paris.

 

 

25 marzo 2ì017

Luca 1,26-38 Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

Non basta “concepire” è necessario “dare alla luce”. I due momenti si realizza\no grazie al SI, all’eccomi. Maria, donna del SI, insegnami a unire al tuo SI il mio SI. Per essere famiglia che evangelizza, Comboni chiede ai missionari di vivere in un continuo SI. “I nostri Missionari, siano Sacerdoti o Laici, vivono insieme da fratelli nella medesima vocazione, sotto la direzione e dipendenza di colui che viene stabilito come Superiore locale dell’Istituto, al qua-le sono destinati dall’Autorità competente, senza gare o pretensioni, pronti a tutto quello che viene loro ordinato di fare, disposti a compatirsi e aiutarsi vicendevolmente, e rispettosi sempre verso gli altri Missionari del luogo, con cui studiano di essere sempre in perfetta armonia… Benché non obbligati da voto, professano al Superiore una religiosa e filiale obbedienza in tutto per amore di Dio, del buon ordine e dei veri progressi dell’opera, a cui si sono consacrati.. Egli poi da parte sua si considera come padre e fratello in mezzo ad essi…”. (Regolamento per i missionari, Scritti 1859-1861) Maria tu eres hermosa. El SI que viviste te hace bella. Tu engendraste   a Jesus y tu nos engendras a nosotros.

 

26 marzo 2919

Matteo 18,21-35 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore

È triste che di fronte al padrone, che poi è il Padre, che comprende e perdona, il servo non sa né comprendere né perdonare. E chi non sa né comprendere né perdonare neppure riesce ad accogliere la gioia di essere capito e perdonato. Il servo sei tu, sono io. Comboni brilla per la rua riconsocenza e per l’importanza che dà alla preghiera.

“Io andai a Parigi, e prima che partissi per l’Egitto, mi era già pervenuta la notizia della morte della nostra cara Petronilla… La prego di rivolgere al Signore ferventi preghiere per l’Opera della conversione della Nigrizia. Qui in Egitto al Cairo a soli pochi passi dalla Santa Grotta, ho fondato due Stabilimenti per neri. Quest’anno abbiamo avuto delle conversioni veramente singolari. A quasi tutte le negre convertite dal paganesimo o dall’Islam abbiamo fatto indossare, al momento del loro Battesimo, l’abito bianco che Petronilla rivestì, quando a Salisburgo fu battezzata dalle mani dello stesso Reverendissimo signor Principe Arcivescovo, e questo stesso abito viene custodito qui con cura dalla mia Superiora. In Francia, in Belgio, in Germania, in Italia, ho più di 200 case religiose che pregano il buon Dio, che io riesca a portare la luce della santa fede nell’interno dell’Africa, ove già più volte fui vicino alla morte, e ove più di 30 Missionari, tra i quali molti tedeschi, di fatto sono morti”. (Alla Abbadessa Maria Michela Mueller, Scritti, 11885-1886 e 1888). El dueño sabe comprender y perdonar, el servo, que es compañero no sabe ni comprender ni perdonar.  El sievo eres tu, soy yo.

 

27 marzo 2019

Matteo 5,17-19 Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli

Quali messaggi? Quale legge è il compimento che ti rende grande? Le beatitudini. Vivi e insegna le beatitudini che sono il compimento, le pienezza e tu sarai uomo o donna della pienezza. Comboni agisce per il bene delle persone senza fermarsi alle diversità di razze e di religione. Vive le beatitudini.

“Oltre all’esercizio che fanno le maestre more, questa scuola ha fatto grande impressione in Cairo per essere more le maestre: è un mezzo per rialzare nella riputazione la razza negra calpestata da tutti. Taccio delle frequenti conversioni, e delle anime che ogni settimana si mandano in paradiso, o si convertono per opera dei tre Istituti… Dal febbraio p.p. fino a ieri, fatto il calcolo, ho speso 116,000 piastre in tanti Napoleoni d’oro. Ho la consolazione di essere protetto dall’eminente Arciv.o nostro Delegato Ap.lico, il quale veggendo i frutti, ama assai tutti e tre gli Istituti, e li ha difesi contro gli attacchi e la guerra che sostennero da malintenzionati, che giunsero a perseguitarmi in Propaganda, e fino dal Papa. Ma io sono come quel tedesco che diceva: “endrìo ti e anche muro.” I trattati di Cristo sono più fermi e sicuri che i trattati di tutti i sovrani del mondo; dunque il petite et accipietis etc. è più solido dei trattati di Vienna, Parigi, Londra, Nikolsburg, Praga, e anche della Convenzione dei 15 sett.e. Atqui più di 200 Monasteri e Istituti pregano pel buon esito della mia Opera; ergo sic dunque io riuscirò in essa, e nessuna potenza al mondo e neanche Satanasso potrà atterrarmi…”. (A don Giovanni Fochesato, Scritti 1927-1928)

Las bihenaventuranzas son la ley nuevo que te hace persona nuevo, discipulo. Observar y enseñar las bihenaventuranzas es el camino de la realizaciòn.

 

28 marzo 2019

Luca 11,14-23 Chi non è con me è contro di me.

Gesù lotta contro il male e lo vince. Gesù non lotta contro il peccatore ma lo libera.

La tenerezza e la misericordia devono essere il distintivo della mia vita. Mai posso puntare il dito contro.

Comboni ha fame di nuove braccia ma in questa ricerca sa assumere atteggiamenti di bene e di rispetto per le persone, l’Africa e le istituzioni.

“Nel marzo del 1867, come tutti gli altri Ordini in Italia, venne soppresso anche quello dei Ministri degli Infermi. I Padri Carcereri e Franceschini, non volendo, come fecero alcuni altri, ritornare nel seno delle loro famiglie, chiesero con due loro compagni di partire per le missioni straniere, di cui nutrivano desiderio da tempo. Il P. Guardi era allora Procuratore Gen.le, e secondando i desideri del Prov.le, che avea delle speranze su questi soggetti, negò loro per allora il consenso, consigliandoli ad aspettare gli avvenimenti. Frattanto Mgr. Vescovo di Verona informato delle loro intenzioni, pensò di giovarsene per l’Africa, ed appoggiò l’istanza che essi fecero al S. Padre per mezzo della S. Cong.ne dei V. e R., non senza informare esplicitamente ed esattamente S. Santità del rifiuto che gli oratori ebbero dal loro Generale. (In seguito) lo stesso E.mo C. Barnabò spinto dal P. Guardi, di cui è intrinseco amico, ha insinuato il ritorno a Carcereri e Franceschini con lettera 15 sett.e scorso. Perciò mi sono messo a meditare e studiare seriamente col nostro caro P. Stanislao per trovare il modo di conciliare il bene della Nigrizia e gli interessi della nascente mia Opera colle insistenti dichiarazioni dell’E.mo Card. Prefetto, e coi ragionevoli desideri del P. Guardi”. (A Mons. Luigi Ciurcia, Scritti. 1846-1947)

Las perspectivas pueden ser distintas. Lo importante es que nunca se pisoteen las persona, las instituciones, los pueblos.

29 marzo 2019

Marco 12,28b-34 Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai

Non è nel regno di Dio chi sa i comandamenti ma chi li vive. Lo scriba “sa” e “non è lontano”; il samaritano che accoglie si sente dire che lui è nel regno di Dio. Comboni lo ha imparato bene tutto questo! Ho bisogno di passare dal sapere la dottrina a vivere la vita come servizio e come dono quotidiano.

“Nell’atto medesimo che ci permettiamo di supplicarvi umilmente di avere in modo speciale raccomandati in questa circostanza solenne, cogli interessi e bisogni di tutte le altre Missioni, quelle delle Missioni della troppo nostra infelice Nigrizia, come quelli che sinora sono i maggiori senza confronto, e purtroppo anche i più disperati. Eppure anche fra i neri, o Padre Santo, vi hanno delle agnelle, che appartengono al vostro ovile, anche fra i neri vi hanno dei cuori capaci di amarvi, anche fra i neri, è pur dolce poterlo promettere dietro la nostra esperienza, tiene Iddio apparecchiate delle grandi consolazioni alla Chiesa e a Voi suo Vicario. L’ora della salute anche per questa doppiamente infelice nazione pare suonata; il grido pietoso delle sue secolari sventure ha già trovato una risposta nel vostro cuore paterno; e noi ci auguriamo che una scintilla della vostra carità pella Nigrizia sia divisa fra i pastori del mondo cattolico, promettendoci da questo uno stuolo di zelanti Apostoli, e un concorso efficace e concorde del popolo cristiano e verificare la fatidica parola di lui, che, mosso dallo Spirito Santo, preannunziò la salute dei neri dicendo: “coram illo procident Aethiopes”. (A Pio IX, Scritti 1978)

Nuestra vocaciòn es amar, amar a Dios, a la creacion, a las personas, a si mismos, la mision.

 

30 marzo 2019

Luca 18,9-14 Il pubblicano tornò a casa sua giustificato

Riconoscere che siamo poveri, che abbiamo bisogno di perdono, è la strada  della vita. Daniele Comboni ci invita ad adorare e a tacere.  Di fronte a certi avvenimenti della vita. “Davanti a certi avvenimenti della vita ci conviene assai volte di adorare e tacere Lieto perciò di quanto io stesso, i miei zelanti compagni camilliani, e la nascente Opera abbiam traversato e sostenuto, benedicendo sempre il Signore, e disposto ad attraversare e soffrire il centuplo in avvenire per la salvezza dei poveri negri, dopo un sì lungo silenzio, imprendo in questi dì sì solenni e sì sacri pel Cattolicesimo a vergarle queste due linee, per raccomandarle con tutto il fervore e le forze la parte dell’umanità la più povera, la più necessitosa, e la più derelitta del mondo, l’infelice Nigrizia, e di favorire nella sua sapienza tutti i ragionevoli sforzi di coloro che si studiano di cooperare all’apostolato della medesima”. (Al Card. Alessandro Barnabò, Scritti 1988 e 1990)

Logra encontrar el camino de la vida quien sabe adorar y callar frente a los acontecimientos de la vida propia y del mundo.

 

31 marzo 2019

Luca 15,1-3.11-32  Costui riceve i peccatori e mangia con loro

Se non cerchiamo il povero, chi cercheremo? Il futuro della fede , il futuro della chiesa in Africa Comboni lo trova negli schiavi.

“C’era a Khartum un grande mercato di schiavi. Questi sfortunati prigionieri dell’Africa Centrale strappati con violenza e con la forza dal seno delle loro famiglie, erano messi in vendita e incatenati come vili animali. Fra questi prigionieri si vedevano sovente bambini delicati consegnati a coloro che li comperavano ad alto prezzo. I Missionari acquistarono su questo mercato molti ragazzi che sembravano molto intelligenti e che davano segni non equivoci di buona riuscita. Essi dovevano formare la prima comunità cristiana dell’Africa Centrale e si doveva, un giorno, rendere loro la libertà; essi dovevano ritornare nella loro patria presso i loro compaesani su dei cammini sicuri, servir loro come apostoli e divenire i sostegni attivi e sicuri dei Missionari. Animati da un grande zelo questi giovani accoglievano favorevolmente la Divina Parola; il loro amore per Dio era vivo, le loro abitudini dolci e calme e nutrivano un cordiale affetto per i Missionari. In poco tempo i primi tra loro poterono ricevere il santo Battesimo che fu loro amministrato il giorno di Tutti i Santi”. (A mons. Luigi Ciurcia, Scritti 2040) Los pobres, los esclavos son los que construyen lo nuevo. Ha sido asì con el pueblo de Israel en Egipto y es asì hoy en dia.